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6 Aprile 2016

Piccoli Comuni, approvata in Toscana risoluzione PD sulle fusioni. Una regione che cambia

Fassino scrive ai Sindaci spiegando che Anci è contraria alle fusioni obbligatorie. Ma in Toscana di fatto si procede in altro verso

AGIPRESS – FIRENZE – “La proposta Anci sul riordino del sistema di governo locale non prevede in alcun modo la fusione obbligatoria tra Comuni ma restituisce il dovuto protagonismo ai sindaci, superando l’obbligatorietà delle dieci funzioni fondamentali e tutte quelle criticità che non hanno consentito di realizzare un vero salto di qualità nella cooperazione intercomunale”. Cosଠil Presidente Anci Piero Fassino in una lettera inviata nei giorni scorsi ai sindaci dei piccoli Comuni italiani, dove spiega come ogni proposta che non tenga conto di questa impostazione non potrà che rallentare ancora una volta il vero obiettivo rappresentato dal rafforzamento del sistema locale. “L’Anci “ spiega Fassino in una nota “ sostiene che è dai Comuni che occorre ripartire per ridisegnare la governance locale, tenendo conto dei mutamenti in atto del contesto provinciale e, non da ultimo, che il 54% del territorio nazionale è amministrato da piccoli Comuni, tutelato e mantenuto grazie al lavoro svolto dalle migliaia di amministratori e di cittadini che dedicano il proprio impegno nel valorizzare le risorse locali, ‘pesando’ nella spesa pubblica complessiva per l’1%. Abbiamo ottenuto sostegni finanziari più stabili e consistenti in favore delle Unioni e dei Comuni che scelgono la strada della fusione, solo se motivata da una convinta azione degli enti locali e dei cittadini interessati”. “L’obiettivo “ conclude Fassino “ è rendere il sistema dei Comuni nel suo complesso più forte, efficiente e capace di dare risposte adeguate ai bisogni dei cittadini, tenendo sempre conto della storia politica istituzionale dell’Italia fondata sull’identità dei nostri Comuni. Continuiamo a lavorare su questa strada”.

RISOLUZIONE PD APPROVATA – Intanto in Toscana il Consiglio regionale approva una risoluzione Pd che punta ad affermare un criterio originale: per procedere all’aggregazione territoriale con il referendum, basterà la maggioranza dei due terzi dei votanti complessivi, cioè quelli di tutti territori interessati alla fusione. Quindi senza distinzioni nei singoli Comuni. Oppure, nei casi in cui questo risultato non venga raggiunto, servirà la maggioranza dei votanti per ciascun Comune interessato. Una strada dunque che punta dritto verso la riduzione forte dei Comuni. “Da oggi inizia il confronto in tutta la Toscana sui nuovi Comuni e il patto di governo tra i Comuni e la Regione. I Comuni sapranno cogliere tutte le opportunità di questa fase, perché abbiamo parlato di volontarietà e non di obbligo, proponendosi come i primi attori di una profonda azione riformista secondo la più alta tradizione toscana”. CosଠLeonardo Marras, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, commentando l’approvazione della Risoluzione “in merito agli orientamenti del Consiglio regionale in materia di fusione di comuni e di riforma del sistema delle autonomie locali” avvenuta questa mattina a maggioranza. La risoluzione è stata illustrata in Aula da Antonio Mazzeo, consigliere Pd e vicesegretario del Pd toscano.

LE REAZIONI IN TOSCANA – “Per pensare di modellare le comunità bisogna starci. Se non ci si sta, bisogna ascoltarne l’espressione con un metodo forse per voi passato di moda anche a livello nazionale: il voto». La posizione critica espressa con nettezza da Forza Italia non è sulle fusioni in sé, tutt’altro, ma sul metodo di una proposta di risoluzione che muove verso una legge definita dal Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Stefano Mugnai “come un drone, pilotato da lontano e che arriva dall’alto”. “Le fusioni “ ha detto Mugnai in consiglio regionale ricolgendosi agli esponenti del Pd“ hanno senso se sono frutto della volontà popolare. Se essa manca, i vostri progetti mirabolanti rimangono a mezz’aria. Voi intendete far passare il concetto della comunità unica tra i comuni oggetto di fusione, ma non è come dite voi: la comunità unica nasce semmai un secondo dopo la fusione. Non prima. Prima abbiamo davanti comunità singole con volontà distinte che vanno tenute in considerazione una per una, senza le prevaricazioni previste in questa proposta di risoluzione. Qui ho sentito vivere con fastidio l’espressione che arriva dai territori e dai sindaci, ma non sono polemiche strumentali: è il tessuto profondo di comunità toscane che, dinanzi a questa proposta-drone, sono spaventate. Non è accettabile. Dare spazi di convenienza per arrivare alle fusioni è giusto, ma va salvaguardata la volontà popolare espressa di tutte le comunità interessate; tutte, qualunque sia il numero dei comuni interessati”.

Agipress

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