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12 Novembre 2013

MALATTIE RARE “ Come prevenire il contagio del feto dal Cmv

L’agente infettivo è il citomegalovirus e può produrre gravi danni al nascituro. In genere viene consigliato l’aborto. Ma esiste anche una terapia a base di immunoglobuline. Parla una mamma che aveva contratto il virus

AGIPRESS “ ROMA – Si chiama citomegalovirus (CMV), è un agente infettivo molto comune, e può essere estremamente rischioso se contratto durante la gravidanza. Il virus potrebbe essere trasmesso al feto, che non è dotato delle armi immunitarie per combatterlo. Questa infezione può produrre danni di entità variabile al nascituro e riguardare il sistema nervoso centrale, con malformazioni visibili ecograficamente, oppure provocare ritardo mentale, sordità congenita o corioretinite (una patologia della retina che provoca cecità ). I sintomi sono simili a quelli dell’influenza o della mononucleosi.

La prevenzione

La prima arma contro il CMV è sicuramente la prevenzione. “Quando si scopre l’infezione primaria “ spiega il professor Giovanni Nigro, direttore della Clinica pediatrica e della Scuola di specializzazione in pediatria dell’Università dell’Aquila – nella maggior parte dei casi viene consigliata l’interruzione di gravidanza, senza nemmeno fare i test di approfondimento. Solo con l’amniocentesi si può poi essere sicuri che l’infezione fetale sia in corso, interrompere una gravidanza prima è solo un modo per aggirare il problema”. Una cura per questa infezione esiste e consiste nella somministrazione di immunoglobuline specifiche, che abbattono notevolmente il pericolo di trasmissione del virus al feto nel caso in cui non abbia ancora contratto il virus, o lo aiutano a combattere la malattia.

Il caso di Giada

Le immunoglobuline specifiche sono però ancora considerate una terapia sperimentale. Purtroppo chi volesse affrontare questa terapia per non incorrere nell’opportunità di un aborto deve pagarla nella maggior parte dei casi di tasca propria. Lo sa bene Giada Briziarelli Benetton, che ha contratto l’infezione alla sua terza gravidanza e si è sottoposta alla terapia a base di immunoglobuline specifiche a sue spese. “Per fortuna noi potevamo permettercelo – racconta – ma fin da quell’istante ci siamo resi conto di questa assurdità , ovvero dell’impossibilità , per chi non ha assicurazioni sanitarie o capacità economiche, di poter tentare di salvare la vita del proprio figlio. Mia figlia Isabella aveva contratto il virus e riportava segni evidenti quali un versamento addominale e gli organi addominali fegato e milza gonfi ed una piccola cisti al cervello, per cui, sottoponendomi ad immunoglobuline, mi hanno fatta arrivare alla trentaseiesima settimana per poi praticare un taglio cesareo al fine di togliere la bimba dal liquido amniotico infetto. Dopo la nascita le sono bastati pochi giorni per recuperare, perché aveva delle forti difese contro il virus che le erano state trasmesse con le immunoglobuline che in gravidanza mi erano state somministrate”.

La nascita della Onlus

Dopo questa esperienza Giada e suo marito Andrea hanno fondato l’Associazione AntiCito, per aiutare le famiglie ad affrontare questa malattia e ricordare che l’aborto non è sempre la soluzione: la terapia esiste, anche se poco conosciuta. “Il motivo che ci ha spinti a costituire questa onlus è offrire la stessa opportunità a chi avrà la sfortuna di dover affrontare la medesima odissea, divulgando le conoscenze scientifiche in materia, l’esistenza della possibilità di aiutarsi con cure specifiche e raccogliendo i fondi necessari a sostenere le famiglie che non possono permettersi tali cure. Vogliamo inoltre promuovere la prevenzione e rendere obbligatorio il test di screening in gravidanza, perché il CMV venga scoperto e trattato immediatamente”.

Per saperne di più sul citomegalovirus è possibile consultare la sezione di Omar http://www.osservatoriomalattierare.it/citomegalovirus-congenito-cmv.

Agipress

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