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31 Dicembre 2022

Westwood: madre punk, stilista visionaria e eterna paladina dell’ambiente

Regina della controcultura e della moda inglese.

AGIPRESS – Un cuore mezzo alato e un deciso ghirigoro. ˜’Vivienne Westwood”. Questa la firma della regina della controcultura e della moda inglese che è venuta a mancare. Vivienne Westwood, classe ’41, non ha mai vissuto un giorno senza passione. Negli ultimi anni era possibile avvistarla tra le mille sedie in rattan dei caffè parigini a progettare le sue nuove collezioni su una piccola agenda cosicché l’ispirazione non scivolasse via. C’è stato un momento, però, in cui la vita di Vivienne Westwood era la cosa più lontana da questo romantico immaginario francese. Madre del punk, irriverente ideatrice del gruppo musicale ˜’Sex Pistols”, ha fatto della Londra degli anni ’70 il suo personale palcoscenico della provocazione. La prima boutique. Nello stesso periodo, Vivienne e suo marito Malcom McLaren, aprono il negozio Let it Rock al 430 di King’s Road. Antesignana delle contaminazioni, vendeva dischi anni ’50 e abiti ispirati a quell’epoca. Nel ’72, nello stesso negozio con la nuova insegna Too Fast to Live, Too Fast to Die, presentò la sua prima collezione dedicata ai Rockers. Tra i primi clienti celebri, Ringo Starr, per il quale la stilista inventò i costumi di scena del film That’ll Be the Day. Determinante per il suo lavoro e la sua affermazione restò tuttavia il legame con McLaren. Con lui, nel ’74 lanciò abiti di cuoio, magliette di gomma, catene e T-shirt con immagini pornografiche. La solita boutique di King’s Road, coerentemente ribattezzata Sex. Intervenne la polizia per chiudere quel covo di scandali. Ma dietro le saracinesche abbassate maturarono fermenti ancor più rivoluzionari. Vivienne e Malcom si preparavano a lanciare il gruppo Sex Pistols: icona estetico-musicale del movimento punk che aborriva l’ipocrisia dell’epoca e la combatteva, importunando i codici di comportamento dell’establishment.

Per l’occasione, il negozio cambiò ancora nome in Seditionaries: gioco di parole tra seduzione e sedizione. Come annotò Giannino Malossi nel volume Liberi Tutti (Mondadori) “I punk sapevano che gli abiti possono essere armi di sovversione, quanto i libri e i manifesti”. E Seditionaries forniva, in termini di mode e pose, il manuale dei nuovi anarchici che suonavano al Roxy di Londra, trafiggendosi le guance con le spille da balia e pettinandosi con creste minacciose. Inoltre, l’adozione di elementi tradizionali del design scozzese come il tartan fu essenziale per lo sviluppo del movimento punk. Nei primi ’80, Westwood disegnò con McLaren un’altra collezione iconica, presentata a Parigi e Londra: quella dei Pirati, che lanciò il look New Romantic, segnando anche l’ingresso degli abiti di Vivienne al Victoria and Albert Museum. A seguito della rottura con McLaren il seguito di Vivienne iniziò a dividersi tra chi la idolatrava ancora di più e chi, con la perdita del marito, riteneva avesse perso anche il suo genio creativo.Le fortune sempre più alterne della stilista non ne sminuirono comunque il prestigio e l’altissima considerazione nel mondo della moda. Per lei e per i suoi fashion show, sempre caratterizzati da un titolo come una pièce teatrale, tutte le top model più famose sfilavano gratuitamente. Mentre John Fairchild di Wwd, nel volume Chic Savages dell’89, inserଠla Westwood come unica donna tra i sei stilisti migliori al mondo.T ornata a sfilare a Londra nell’87 con la collezione Harris Tweed, dall’89 al ’91 la stilista salଠin cattedra alla Accademia delle Arti applicate di Vienna, in qualità di docente della moda. Durante questa esperienza maturò il progetto di una collezione maschile che mostrò in anteprima nel ’90 a Firenze, nell’ambito di Pitti Uomo.

Negli ultimi anni Vivienne ha trasformato la sua grinta e la sua sete di rivoluzione in acceso e risoluto attivismo. Una delle prime stiliste a intervenire per sensibilizzare il consumatore su temi come lo spreco eccessivo (a costo di rimetterci economicamente) e l’attenzione alla sostenibilità dei materiali impiegati e della filiera di produzione. Nel 2013 durante il Fashion Show Climate Revolution inviò un forte messaggio politico ed ecologico contro l’allevamento intensivo di animali, a sostegno dell’associazione Pigledge, il cui scopo principale è quello di proteggere i maiali. Madre del punk e della moda sostenibile, pioniera di battaglie controcorrente non ha mai distolto lo sguardo dal futuro e il suo cuore, seppur ribelle, dal benessere sociale condividendo il suo mantra

“Buy less, buy better, make it last”, ossia: “Compra meno, compra meglio, fallo durare”. Vivienne diviene cosଠcapitano della nave pirata rivoluzionaria della lotta contro il fast fashion e l’enorme inquinamento che ne consegue. Dopo le proteste intraprese nei confronti della classe politica e a sostegno delle organizzazioni umanitarie non governative, Westwood oggi si spegne circondata dall’affetto della sua famiglia ma il suo impegno sociale non finisce qui: è stato annunciato per il 2023 il lancio della società senza scopo di lucro Vivienne Foundation, che si occuperà di: cambiamento climatico, fermare la guerra, difendere i diritti umani e protestare contro il capitalismo. Cosa c’è di più punk, d’altronde, di un’eterna battaglia contro i potenti? AGIPRESS

di Laura Bacchiega

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