DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

3 Dicembre 2022

Mano robotica per persone amputate

Myki, la protesi dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, sarà impiantata su persone con amputazione a livello del polso o dell’avambraccio.

AGIPRESS – Si avvia alla conclusione il progetto Myki, finanziato dall’European Research Council tramite un ERC Starting Grant, per lo sviluppo di una protesi robotica di mano i cui movimenti sono controllati in maniera naturale e intuitiva attraverso un sistema di interfaccia uomo-persona che prevede l‘impianto di piccoli magneti. “Siamo entrati nella fase finale del progetto “ commenta Christian Cipriani, direttore dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e coordinatore del progetto -. Ecco che stiamo cercando un volontario che riceva in via temporanea il primo impianto al mondo con queste caratteristiche”. La mano robotica è stata ingegnerizzata in collaborazione con la spin off Prensilia che sta lavorando per commercializzare la protesi entro il 2023. Il progetto è entrato adesso nell’ultima fase, quella della sperimentazione su persona, e l’interfaccia per il controllo della mano sarà testata in via temporanea su persone con amputazione dell’arto superiore a livello del polso o dell’avambraccio.

L’impianto verrà realizzato presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana grazie alla collaborazione di un team coordinato dal dottor Lorenzo Andreani dell’Unità operativa Ortopedia e Traumatologia 2. Myki, per andare ancora di più nello specifico, ha sviluppato un sistema di interfaccia macchina-persona radicalmente nuovo, basato sui principi del campo magnetico, in grado di decodificare le intenzioni motorie e trasmettere feedback sensoriali alla persona. “La nostra mano robotica “ spiega Cipriani “ è dotata di attuatori e di sensori. Gli attuatori consentono di muovere le dita della mano mentre i sensori di forza e di posizione sono utilizzati per restituire percezioni tattili all’individuo”.

IL PROGETTO nel dettaglio, prevede l’impianto di piccoli magneti a livello dei muscoli dell’avambraccio. A seguito dell’impianto, gli stimoli prodotti dalla contrazione muscolare si tradurranno in uno spostamento dei magneti che, a loro volta, attiveranno i movimenti della mano robotica. “Attraverso questo sistema siamo in grado di monitorare il livello di contrazione dei muscoli residui di un arto amputato durante un’azione motoria e conseguentemente di muovere il pollice, l’indice, le ultime tre dita e l’opposizione del pollice di una mano robotica. Questa combinazione di movimenti consente a chi indossa la mano di compiere le prese principali utili nella vita quotidiana. Fino a oggi i risultati sono molto promettenti, “ conclude Cipriani “ abbiamo imparato a controllare diversi gradi di libertà di una mano robotica in laboratorio Adesso siamo entrati nella fase finale del progetto e stiamo cercando un volontario che possa aiutarci ad avanzare la scienza e la tecnologia in questo ambito”.

di Francesca Franceschi

AGIPRESS

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