DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

27 Aprile 2024

L’ uso sconsiderato dell’intelligenza artificiale

AGIPRESS – L’uomo non diventi cibo per gli algoritmi. Così Papa Francesco, il prossimo Ospite del G7, ammonisce sull’uso sconsiderato dell’intelligenza artificiale. E la frase rappresenta più di ogni altra che noi studiosi andiamo proferendo la vera “challenge” del mondo delle intelligenze artificiali nel quale siamo immersi e che, a quanto pare purtroppo, sembra l’unico affascinante. Il ddl governativo ha per fortuna spento taluni entusiasmi per la possibile “tuttologia” dell’AI. Non si potrà usare senza consenso del ricevente, in nessun caso. Non ci sono esenzioni, al contrario di quelle presenti nell’AI Act, troppo liberista nei confronti dei sistemi a rischio basso ( ma ne esistono?).
Un sano equilibrio non può che essere quello di ricordare (e prescrivere) la strumentalità dell’AI, la sua assoluta subalternità all’uomo. Il conveniente utilizzo in settori strategici, come la sanità e la giustizia, ma con limiti precisi (anzi, si poteva fare di più in termini di tassativita delle fattispecie).

Non è infatti pensabile che in un tribunale faccia ingresso un computer super-intelligente (ricordo che da anni deve ancora affermarsi il processo telematico), così come che atti del processo vengano redatti con il machine learning. È vero che una ricerca giurisprudenziale può essere delegata alla.macchina, ma l’uomo dovrà ripercorrerla per intero, e alla virgola, prima di usarla per affermare teorie e propugnare soluzioni a casi complessi. Lo stesso dovranno fare i medici e scienziati, che beneficeranno di notevoli risparmi di tempo (e ci servono!), ma che si riserveranno, secundum legem, la responsabilità ultima della scelta diagnostica e, peggio, chirurgica.
Ciò che manca nel ddl è una perimetrazione della personalità giuridica dell’AI, e, soprattutto, la sua “fornitura” alle forze dell’ordine. Un limite forte che presenta anche l’AI Act, che interdice l’uso compiuto dei mezzi di prova procacciati con sistemi automatizzati per i controlli “di strada”. Appare invece banale l’aggravante specifica – pure contenuta nel ddl – del reato commesso con l’AI ( e quelli all’AI?). Nel nostro ordinamento penale sono già inseriti i reati informatici, commessi cioè attraverso “strumenti” che possono consentire danneggiamenti, esfiltrazioni, falsificazioni, breach in generale , che senz’altro il machine learning sta già rendendo più facili. Io ascolterei maggiormente il Santo Padre, anche sulle guerre….! A proposito: l’AI la stanno usando le 4 parti in causa di quelle oggi agli onori delle cronache (ma pure di quelle meno reclamizzate), e quelle che le foraggiano a vario titolo e colpevolmente, mentre le vittime ignorano la distinzione tra guerre ibride e guerre coi fucili. Tanto, il risultato è lo stesso.

Prof. Avv. Ranieri Razzante
Consulente della Commissione Parlamentare Antimafia
Docente di Tecniche di gestione dei rischi di riciclaggio – Università di Bologna
Docente di Tecniche e regole della cybersecurity – Universita’ Suor Orsola Benincasa

AGIPRESS

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