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4 Novembre 2016

FIRENZE – L’alluvione 50 anni dopo, gli Uffizi inaugurano una mostra

4 Novembre del 1966, il fiume Arno travolge qualsiasi cosa provocando danni ingenti al patrimonio storico

AGIPRESS – FIRENZE – In occasione della ricorrenza dei cinquant’anni dall’alluvione che invase la città di Firenze, la notte fra il 3 e il 4 Novembre 1966, è stata inaugurata questa mattina, presso la Galleria degli Uffizi, un’interessante mostra fotografica in memoria di ciò che comportò per il più importante museo italiano lo straripamento del fiume Arno. Gli scatti, rappresentati su pellicola 6×6 in bianco e nero ed eseguiti dai fotografi del Gabinetto fotografico dell’allora Soprintendenza, documentano i danni subiti dal patrimonio storico-artistico fiorentino, ai quali si aggiunsero quelli dei beni archivistici e librari. L’acqua, presto tramutatasi in fango danneggiò preziosi manoscritti miniati, volumi rari, dipinti, affreschi, sculture di marmo, di pietra o legno, suppellettili e arredi sacri, mobili, armature antiche, strumenti, conservati all’interno dell’archivio di Stato, ospitato nei locali dell’ala di Ponente, in contiguità con quelli utilizzati dall’Accademia dei Georgofili. Agli Uffizi fu inondato il pian terreno, con danni alle porte cinquecentesche del loggiato, nonché ad alcuni arazzi e arredi antichi. Le conseguenze più gravi le subirono però i diversi depositi d’opere d’arte e i laboratori di restauro oltre a numerosi dipinti provenienti sia dal territorio toscano che da altre regioni, i quali erano in attesa di essere restaurati. “Molti dovevano operare sapendo di aver perduto tutto o in parte quello che possedevano – afferma in una nota Ugo Procacci, l’allora Soprintendente – ma non per questo abbandonavano il loro posto. Scarso cibo – aggiunge – mancanza d’acqua e, nei primi giorni di qualsiasi attrezzatura, per cui occorreva lavorare in mezzo al fango e al putridume in condizioni veramente disumane, non hanno fatto arrestare o rallentare il lavoro che non ha mai conosciuto soste, protraendosi dalle prime luci del giorno fino a quando il buio della sera non rendeva impossibile, per la mancanza di qualsiasi illuminazione, di continuare ancora ad operare”. (di Giulia Penna)

Agipress

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