DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

17 Dicembre 2014

Anoressia e bulimia, a Siena nasce il centro Briciole d’Amore

Un punto di ascolto per le persone che soffrono di Disturbi del Comportamento Alimentare e per i loro familiari attivo da gennaio

AGIPRESS – SIENA – Sono disturbi del comportamento alimentare, meglio noti come anoressia e bulimia, e rappresentano una vera e propria “epidemia sociale”. In Italia sono oltre 3 milioni di persone a soffrirne e nel 85% dei casi si tratta di donne adulte, adolescenti e bambine, con storie difficili, spesso di abusi e maltrattamenti. Negli ultimi anni, il fenomeno comincia a riguardare anche gli uomini (circa il 20%) e per contrastarlo dal 1998, il Ministero della Sanità ha pubblicato indicazioni specifiche in merito alla prevenzione e al trattamento fondate sul principio della diagnosi precoce. “Briciole d’Amore”, il punto di ascolto e consulenza per le persone che soffrono di DCA e per le loro famiglie, sarà in grado di fornire diagnosi precoci, supporto nei momenti di crisi e un primo riferimento e orientamento ai genitori in un’ottica di prevenzione e cura. Un progetto ideato e curato della psicologa Sara Silvan affiancata dal medico nutrizionista Oana Hornea che sarà presentato per la prima volta al pubblico – giovedଠ18 dicembre alle 17.30 – nell’incontro gratuito che si svolgerà presso il Centro Dedalo (Via Massetana Romana 64, Sopra l’Euronics). Il punto di ascolto sarà attivo da gennaio – ogni primo e terzo giovedଠdel mese dalle 9 alle 12 – sempre presso il Centro Dedalo. Le persone potranno prendere appuntamento utilizzando i seguenti numeri 3335974406 e 3337660242 o tramite mail scrivendo a ssilvan@alice.it.

CIBO COME SURROGATO DELLA RELAZIONE – “Troppo spesso, i DCA vengono scambiati per malattie dell’appetito – spiega la dottoressa Silvan – ma le persone che ne soffrono, non hanno fame (solo) di cibo. Ciò di cui hanno fame è quell’amore che hanno sempre cercato fin da piccole. Il cibo (l’ossessione o il rifiuto) rappresenta un mezzo per comunicare il loro disperato bisogno d’amore: il cibo diventa quindi il surrogato della relazione con l’altro”. Per la cura dei DCA, l’approccio terapeutico ritenuto più valido a livello internazionale è quello multidimensionale e interdisciplinare che prevede la collaborazione di specialisti diversi (internisti, nutrizionisti, psichiatri, psicologi clinici, dietisti) che si prendono carico delle diverse dimensioni, biologica, psicologica e socio-familiare, implicate nei DCA. Ma attenzione, però, “non possiamo parlare di un percorso di cura – spiega la dottoressa Silvan – senza il coinvolgimento dei familiari. Sono patologie che nascono all’interno di un contesto familiare, le cui dinamiche vengono completamente sconvolte dal sintomo. Il biglietto da visita con cui si presentano i genitori ai primi colloqui è quasi sempre lo stesso: “cosa dobbiamo fare? come ci dobbiamo comportare?”. Da qui la necessità di creare uno spazio di ascolto, informazione e condivisione che tenga conto dei vissuti personali e relazionali dei membri della famiglia”.

Agipress

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