AGIPRESS – Le tartarughe marine in ripresa: uno dei più grandi successi della conservazione marina globale. Negli ultimi decenni, le tartarughe marine stanno mostrando segnali concreti di ripresa. È quanto emerge da una recente pubblicazione sulla rivista Nature Reviews Earth & Environment, in cui un gruppo di ricercatori internazionali, guidato da Graeme Hays e Jacques-Olivier Laloë della Deakin University, insieme a Jeffrey Seminoff della NOAA ha analizzato l’andamento demografico delle sette specie esistenti, rilevando tendenze incoraggianti in molte popolazioni nidificanti.
Si tratta di un’inversione di rotta significativa per animali che, per lungo tempo, sono stati gravemente minacciati da caccia intensiva, distruzione degli habitat costieri, urbanizzazione e impatti legati alla pesca. Secondo gli autori dello studio, l’aumento osservato è frutto diretto di misure di conservazione messe in atto su scala globale: dalla regolamentazione delle attività di pesca con l’introduzione di dispositivi per evitare le catture accidentali, alla protezione dei litorali durante i periodi di nidificazione, fino alla riduzione dell’inquinamento luminoso che interferisce con l’orientamento dei piccoli appena nati.
L’analisi, basata su un’ampia raccolta di dati provenienti da registri di nidificazione e serie temporali di monitoraggio, mostra che i segnali positivi superano di gran lunga quelli negativi. Uno studio del 2017 su 299 serie temporali aveva già rilevato una frequenza di aumento tripla rispetto ai cali. I dati aggiornati al 2024 rafforzano il trend: le popolazioni in crescita sono risultate sei volte più numerose di quelle in declino. In alcune regioni, i progressi sono particolarmente impressionanti. Sull’isola di Sal, a Capo Verde, i nidi di Caretta caretta sono passati da circa 500 nel 2008 a oltre 35.000 nel 2020, segno di una ripresa eccezionale. Anche le popolazioni di Chelonia mydas mostrano miglioramenti, con quattro popolazioni regionali su cinque in fase di espansione.
Gli autori sottolineano tuttavia che le sfide restano. L’aumento delle temperature globali rischia di compromettere l’equilibrio tra i sessi nei nuovi nati, favorendo una prevalenza di femmine. Tuttavia, alcune popolazioni, come quelle nel Mediterraneo, sembrano rispondere spostando i siti di nidificazione verso zone più fresche, una strategia potenzialmente in grado di compensare gli effetti del riscaldamento climatico.
“Quando vengono ridotte le pressioni antropiche, le specie mostrano una notevole capacità di recupero”, ha commentato Jeffrey Seminoff, esperto di tartarughe marine. A sottolineare l’importanza dell’impegno collettivo, Graeme Hays ha evidenziato il ruolo fondamentale dei volontari e delle reti locali: “Questa vicenda rappresenta un esempio concreto di come, attraverso interventi mirati e cooperazione internazionale, sia possibile invertire il declino della biodiversità marina.”
Malvina Veneziano
AGIPRESS