PresentatI i dati dell’Unità specializzata in oncologia e riproduzione dell”Institut Marquès. L’82% delle pazienti interessate ha circa 40 anni.
AGIPRESS – FIRENZE – Diventare mamma dopo il cancro è possibile. Il desiderio di maternità , che prima restava solamente un sogno per oltre 9 donne su 10, ora può trasformarsi in qualcosa di concreto: 7 donne su 10 riescono a rimanere incinta in meno di 2 anni, senza il rischio di recidivanti. Questo è l’incoraggiante quadro delineato da Institut Marquès in occasione del Congresso Nazionale della Società Italiana di fertilità e sterilità e medicina della riproduzione1 (SIFES). Nel corso dell’incontro, la dottoressa Federica Moffa, specialista in riproduzione assistita presso la sede milanese dell’Istituto, che ha presentato i dati dello studio effettuato dall’Unità specializzata in oncologia e riproduzione. 9 pazienti su 10 sono state ritenute idonee a intraprendere un processo riproduttivo al termine dei trattamenti oncologici. “Molte di queste donne possono avere un bambino se hanno già completato con successo il trattamento di chemio, radioterapia o interventi chirurgici “ spiega la Dottoressa Michela Benigna, ginecologa e membro dell’Unità specializzata in oncologia e riproduzione di Institut Marquès “ L’imperativo è che il loro caso venga esaminato da un team multidisciplinare. Solo allora possiamo dire che essere una madre dopo il cancro è sicuro”. L’82% delle pazienti oncologiche rimaste incinte ha un’età media di 40 anni2 e per la maggior parte viene da cancro al seno (35%), neoplasie ematologiche come leucemia o linfoma (29%) e cancro ovarico (14%). I trattamenti alle quali si sono sottoposte: fecondazione in vitro (3,9%), donazione di embrioni (11,7%) e donazione di ovociti (84%). Solo il 10% ha vitrificato gli ovociti prima del trattamento del cancro. Data la crescente incidenza del cancro nelle donne in età riproduttiva, preservare la fertilità nelle pazienti oncologiche è diventata una priorità . Ad ogni modo, anche le percentuali di sopravvivenza sono in crescita, con un tasso dell’85% per i pazienti sotto i 50 anni.
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