AGIPRESS – E’ la più comune delle infezioni sessualmente trasmissibili, progredisce lentamente e nella maggior parte dei casi non dà sintomi. L’HPV e’ un virus silente la cui presenza può in certi casi causare il tumore alla cervice uterina. Secondo gli ultimi dati, nonostante l’esistenza di un vaccino specifico, l’80% delle persone si infetta almeno una volta nel corso della vita: in Italia il 7-16% delle donne ha un’infezione in corso, mentre è meno nota l’incidenza negli uomini. In occasione del 22 aprile, Giornata Nazionale della Salute della Donna, Bruna Marini, fondatrice di Ulisse Biomed, PhD ed esperta di HPV, racconta a che punto siamo in Italia nella lotta al virus “In pochi sanno, per esempio, che il vaccino è particolarmente efficace se somministrato prima dell’inizio dell’attività sessuale, a 11-12 anni: considerando che l’età dei primi rapporti si è abbassata, è sempre più importante che in famiglia si parli di prevenzione e salute. In Italia, purtroppo, l’educazione sessuale resta ancora un tabù e questo genera anche confusione tra HPV e altre malattie sessualmente trasmissibili, ancora oggi stigmatizzate”. In Italia la copertura vaccinale è ancora al di sotto dell’obiettivo del 90% degli adolescenti, prefissato dall’OMS e dallo Europe’s Beating Cancer Plan della Commissione Europea. In generale, sono 3,9 milioni le persone, uomini e donne, vaccinate nel nostro Paese. Nel biennio 2021-22 in Italia il 78% delle donne ha svolto il pap-test o un test molecolare per rilevare il DNA dell’HPV e tra la popolazione femminile la prevalenza dell’infezione varia tra il 7-16%. Meno nota è la diffusione del virus tra gli uomini: nel 2023 uno studio su campione globale ha stimato al 31% l’HPV nella popolazione maschile di età superiore a 15 anni, 21% per HPV ad alto rischio. Il pap test è stato il primo test utilizzato per lo screening per il tumore alla cervice uterina nella popolazione femminile: “Il pap test ha contribuito a salvare milioni di vite in tutto il mondo, ma resta uno strumento inventato negli anni ‘40 che oggi presenta vari limiti. Di recente sono stati introdotti i test molecolari per rilevare il DNA dell’HPV: su 200 HPV test, a livello globale, solo una dozzina sono certificati per lo screening e hanno superato estese validazioni cliniche. In futuro ulteriori progressi arriveranno dall’applicazione dell’AI alla diagnostica: questa ha il potenziale per migliorare la prevenzione dell’HPV, con applicazioni che spaziano dal supporto decisionale ai medici alla personalizzazione dei protocolli di screening” dichiara Marini. Ulisse Biomed, società che offre ai laboratori di analisi varie tipologie di test molecolari per la ricerca del Papilloma Virus e di altri patogeni legati alla salute femminile, ha sviluppato un test dell’HPV in autoprelievo che soddisfa le caratteristiche operative e prestazionali richieste per affrontare, in particolare, la sfida globale dello screening del cancro cervicale. Una soluzione emergente all’interno dei programmi di screening che garantisce intimità e comfort dal punto di vista del paziente in quanto meglio accettato. “Non tutti i test molecolari sono automaticamente validati anche per l’autoprelievo; è essenziale che il test molecolare sia validato appositamente per questo tipo di campione per evitare possibili inesattezze, per questo è importante avere delle linee guida condivise a livello nazionale a cui aderire e a cui i test immessi sul mercato debbano conformarsi ”, osserva Marini. L’obiettivo attorno al quale l’Italia ha portato avanti il suo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025, è rafforzare la campagna di vaccinazione, e la ricerca sull’HPV vede necessaria e fondamentale l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole e azioni informative che coinvolgano i professionisti sanitari per una società più consapevole dei rischi dell’HPV. Agipress
Clarissa Vatti