DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

5 Novembre 2024

La ricerca: mangiare tanti cibi ultra processati accelera l’invecchiamento

AGIPRESS – Un elevato consumo di alimenti ultra-processati è associato all’accelerazione dell’invecchiamento biologico, indipendentemente dalla qualitĂ  nutrizionale della dieta. E’ quanto dimostra uno studio condotto dall’UnitĂ  di Ricerca di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con l’UniversitĂ  LUM di Casamassima,I risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista The American Journal of Clinical Nutrition. L’indagine, che ha coinvolto oltre 22.000 partecipanti del Progetto Moli-sani, ha utilizzato oltre trenta diversi biomarcatori ematici per misurare l’etĂ  biologica, che, a differenza dell’etĂ  cronologica che dipende solo dalla data di nascita, riflette le condizioni biologiche del nostro corpo, inclusi organi, tessuti e apparati. Grazie a un dettagliato questionario alimentare, i ricercatori hanno potuto stimare il consumo di alimenti ultra-processati (UPF), ossia quei cibi fatti in parte o interamente con sostanze che non vengono utilizzate abitualmente in cucina (es. proteine idrolizzate, maltodestrine, grassi idrogenati) e che contengono generalmente diversi additivi, come coloranti, conservanti, antiossidanti, anti-agglomeranti, esaltatori di sapiditĂ  ed edulcoranti. Tra questi, non solo snack confezionati o bevande zuccherate, ma anche prodotti insospettabili come pane industriale, yogurt alla frutta, alcuni cereali per la colazione o zuppe pronte, per fare alcuni esempi. Lo studio ha dimostrato che un elevato consumo di alimenti ultra-processati è associato a un’accelerazione significativa dell’invecchiamento biologico dell’organismo. In pratica, le persone sono biologicamente piĂš vecchie della loro effettiva etĂ  cronologica. L’invecchiamento biologico è infatti un “orologio interno” del nostro corpo, che può ticchettare piĂš velocemente o piĂš lentamente rispetto agli anni segnati sul calendario, riflettendo il vero stato di salute dell’organismo.

Questo studio – commenta Licia Iacoviello, direttore dell’UnitĂ  di Ricerca di Epidemiologia e Prevenzione dell’IRCCS Neuromed e professore Ordinario di Igiene Generale e Applicata all’UniversitĂ  LUM – ci invita ancora una volta a ripensare le raccomandazioni alimentari: non basta limitarsi alla qualitĂ  nutrizionale, ma occorre considerare anche il grado di lavorazione industriale dei cibi. Anche alimenti apparentemente ‘sani’, infatti, possono essere stati sottoposti a processi di lavorazione che ne alterano le caratteristiche”. “I nostri dati – dice la ricercatrice Simona Esposito, primo autore dello studio – mostrano che un elevato consumo di cibi ultra-processati non solo ha un impatto negativo sulla salute in generale, ma potrebbe anche accelerare proprio l’invecchiamento, suggerendo un collegamento che va oltre la scarsa qualitĂ  nutrizionale di questi alimenti”. “I meccanismi attraverso cui gli alimenti ultra-processati possono danneggiare la salute non sono ancora del tutto chiari – spiega la ricercatrice Marialaura Bonaccio, responsabile degli studi su alimentazione e salute dell’IRCCS Neuromed – Oltre ad essere inadeguati da un punto di vista strettamente nutrizionale, essendo ricchi di zuccheri, sale e grassi saturi o trans, questi alimenti subiscono una intensa lavorazione industriale che di fatto ne altera la matrice alimentare, con la conseguente perdita anche di nutrienti e fibre. Questo può avere importanti ripercussioni su una serie di funzioni fisiologiche, incluso il metabolismo del glucosio, e la composizione e funzionalitĂ  del microbiota intestinale. Non va inoltre dimenticato che spesso questi prodotti vengono venduti in confezioni di plastica diventando cosĂŹ veicoli di sostanze tossiche per l’organismo”.

Davide Lacangellera

AGIPRESS

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