Lo conferma una ricerca condotta al dipartimento di Scienze Veterinarie di Pisa pubblicata sulla rivista “Animals- MDPI”.
(AGIPRESS9 – Il modello di attaccamento che i cani sviluppano verso i proprietari è come quello dei bimbi verso i genitori o “prestatori di cura” (caregiver). La notizia arriva da uno studio pubblicato sulla rivista “Animals- MDPI” e condotto al dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa dove da circa dieci anni un gruppo di ricercatori si occupa del tema. “Che da questo punto di vista i cani da compagnia avessero dei comportamenti simili a quelli dei bambini si sapeva già “ spiega la dottoressa Chiara Mariti, ricercatrice dell’Ateneo pisano “ questa però è la prima volta che siamo riusciti a declinare più precisamente i vari stili di legame sottoponendo i cani a test molto simili a quelli usati per gli umani”. E’ emerso cosଠche la maggioranza dei cani, come del resto accade per i bimbi, mostra un attaccamento “sicuro”. Gli animali hanno cioè un moderato stress quando avviene una separazione involontaria, cioè il proprietario li lascia da soli, in un ambiente sconosciuto e si tranquillizzano non appena lo rivedono. C’è invece poi una minoranza di “insicuri” che non si calma o che manifesta il disagio attraverso una apparente indifferenza, come nel caso degli “insicuri evitanti”.
LO STUDIO ha coinvolto 67 coppie di cani-proprietari che sono stati sottoposti a delle varianti di un esperimento denominato “Strange Situation procedure (SSP)” usato appunto per valutare gli stili di attaccamento dei bambini. In pratica i ricercatori hanno fatto entrare la coppia cane-proprietario in una stanza sconosciuta gestendo, secondo una sequenza codificata, l’entrata e l’uscita del proprietario o di un estraneo per capire la risposta dell’animale. “Lo studio degli stili di attaccamento tra cane e proprietario è ancora agli albori, se paragonato a quello in psicologia e psichiatria umana “ conclude Mariti “ e tuttavia, se le ricerche dovessero condurre, come sembra che sia, a risultati simili a quelli riscontrati in ambito umano, avremmo una nuova chiave di lettura per capire alcuni disturbi comportamentali del cane con enormi implicazioni in termini di benessere animale”. AGIPRESS