DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO CARRASSI

15 Giugno 2025

Comportamenti devianti tra gli adolescenti, i risultati di una ricerca

AGIPRESS – MILANO – Presentati i risultati di una ricerca sui comportamenti devianti tra gli adolescenti, con particolare attenzione ai fenomeni di gruppo e alle dinamiche sociali che li accompagnano. L’evento si è tenuto presso il Teatro Puntozero Beccaria, all’interno di un seminario promosso dall’équipe del Minotauro in collaborazione con i Servizi della Giustizia Minorile di Milano

La ricerca, parte di un progetto finanziato da Comune di Milano, è stata condotta dagli psicoterapeuti specializzati del Minotauro, che da anni lavorano con adolescenti autori di reato all’interno dei Servizi della Giustizia Minorile di Milano, in convenzione con l’ASST Fatebenefratelli-Sacco, con riferimento agli interventi sociosanitari di psicodiagnosi e di trattamento psicologico a favore di minori soggetti a provvedimento penale.

L’indagine presentata nel corso del seminario si è svolta attraverso un’analisi della letteratura scientifica sui gruppi violenti di adolescenti, una sintesi dei dati sui reati minorili in Italia, una ricerca sui reati di gruppo di minori arrestati a Milano e un approfondimento relativo alle dinamiche affettive, individuali e di gruppo, delle centinaia di ragazzi incontrati nel corso degli anni all’interno dei servizi della Giustizia Minorile

Sono stati confrontati i dati dei minori arrestati al Centro di Prima Accoglienza di Milano e segnalati all’équipe in due distinti archi temporali: 2018-2019 e 2022-2023. Sono state altresì analizzate 165 cartelle di 102 minori transitati in Centro di Prima Accoglienza durante il periodo 2018- 2019 e di 63 minori nel periodo 2022-2023. Il campione si compone di 159 maschi e 6 femmine (3.6%).

I reati commessi sono stati analizzati in base al genere, età del minore, tipologia, presenza di denunce precedenti, presenza e numero di eventuali coimputati, presenza di maggiorenni nella dinamica dei reati e profilo culturale. Un primo dato emerso è che nel 71.5% dei casi il reato è commesso da più di una persona, nello specifico: due persone (36%), tre (27%), quattro o più persone (8%). L’11.5% dei casi in complicità con un maggiorenne.

I reati principali commessi dai minori sono rapine o atti violenti (45.9%), furto e ricettazione (26.4%) e spaccio (22.0%). La tipologia di reato è correlata al numero di persone coinvolte nel gesto illecito. L’imputazione che più frequentemente vede il coinvolgimento di singoli adolescenti è lo spaccio (68.6%). L’imputazione che vede con più frequenza la complicità di più adolescenti è quella dei reati contro la persona (89.0%), tra cui lesioni e risse.

I diciassettenni vengono arrestati da soli nel 38.3% dei casi, mentre i quattordicenni soltanto nel 15.0% dei casi. La maggioranza di minori arrestati a 14 anni commette il reato in tre o più persone (75.0%). I reati commessi in due sono più frequenti per gli adolescenti di 15 e 16 anni (48.0% e 37.5%) come i reati individuali per i diciassettenni (40.0%) La presenza di maggiorenni è sempre nel 10-20% dei casi, indipendentemente dall’età dell’imputato. In sintesi, i reati di gruppo sono più frequenti negli adolescenti più giovani.

Lo studio ha evidenziato, inoltre, come le relazioni interpersonali che si instaurano tra coimputati sono spesso autentiche forme di amicizia. In ambito penale, quando un reato viene commesso da più persone, si tende a parlare di “complici” o “coimputati”, termini che in inglese trovano corrispondenza in “co-offending”. E’ interessante notare come la presenza di co-offending comporti un effetto di deresponsabilizzazione: l’anonimato e la diffusione della responsabilità, tipici della dinamica di gruppo, spingono gli adolescenti a compiere azioni altrimenti inimmaginabili se agissero in solitudine.

“ Lo studio ci ha permesso di ragionare sulle necessarie distinzioni tra gruppi, la maggior parte dei quali ha dinamiche e significati molto diversi da quelli delle bande più strutturate”, spiega Virginia Suigo, coordinatrice dell’equipe degli psicologi del Minotauro. “Ne emerge come la formazione di un gruppo non sia casuale, ma risponda a esigenze di appartenenza, riconoscimento sociale e protezione. Come abbiamo sottolineato nello studio, quindi, l’utilizzo diffuso del termine ‘baby gang’ per indicare gruppi di adolescenti che si dedicano a comportamenti antisociali e violenti rischia di oscurare la molteplicità delle realtà che si celano dietro la commissione collettiva di reati” .

“L’ASST Fatebenefratelli Sacco collabora da molti anni con il Minotauro all’interno di un piano operativo di interventi sociosanitari di psicodiagnosi e trattamento psicologico a favore dei minori autori di reato”, commenta Enrico Frisone, direttore Socio Sanitario dell’ASST Fatebenefratelli Sacco. “Si tratta di un lavoro complesso, perché è necessario garantire l’appropriatezza delle prestazioni svolte in un ambito estremamente delicato, nel quale sono presenti situazioni di marcata sofferenza del minore e del nucleo famigliare. Come dimostra anche l’accuratezza della ricerca e degli approfondimenti realizzati al Minotauro a partire dai dati sui ragazzi presi incarico negli anni, avere costruito legami professionali forti tra l’équipe e i servizi ci ha permesso di coltivare una cultura affettiva condivisa, una sinergia nell’approccio all’adolescente che ha garantito sempre un lavoro multidisciplinare efficace.”

AGIPRESS

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