
AGIPRESS – Recenti dati confermano una prevalenza di calcolosi renale (o litiasi renale) compresa tra il 6,8% e il 10,1% della popolazione, con recidive che si verificano tra il 30% e il 50% dei casi entro 5-10 anni dal primo episodio, principalmente tra i soggetti di sesso maschile. 1 Si stima inoltre una maggiore incidenza tra i 30 e i 60 anni. Il picco maggiore avviene durante la stagione estiva. 2 Analogamente non va trascurato il rischio di peggioramenti acuti della funzione renale per sudorazioni profuse soprattutto negli anziani.
“La disidratazione (carenza di acqua nel nostro organismo) è uno dei principali fattori di rischio per
la formazione dei calcoli renali, soprattutto in estate, quando la sudorazione aumenta e le urine si
concentrano. Se la sudorazione aumenta ed è continua, come ormai accade spesso visto il
cambiamento climatico, si può anche sviluppare una insufficienza renale acuta da deplezione di
colume (carenza di sodio nel nostro organismo). I reni sono gli organi più intelligenti del nostro
corpo: lavorano in silenzio per mantenere l’equilibrio di acqua, sali, pressione e vitamine. Ma senza
una corretta idratazione ed un apporto sufficiente di sale, non possono fare il loro lavoro”. È
quanto spiega Luca De Nicola, Presidente della Società Italiana di Nefrologia (SIN) e Professore
Ordinario presso l’Università Vanvitelli di Napoli.
Durante l’estate, infatti, la perdita di liquidi e sodio attraverso il sudore porta a una riduzione del
volume di plasma e all’aumento della concentrazione urinaria. Questa condizione favorisce la
precipitazione dei sali (in particolare calcio e ossalati), dando origine alla formazione dei calcoli.
Non solo. Perdere acqua e sale può comportare una riduzione della pressione arteriosa e della
irrorazione sanguigna degli organi vitali, con il rischio di andare incontro a conseguenze negative,
dalle più lievi come stanchezza e ipotensione arteriosa alle più gravi quali insufficienza renale
acuta, infarto e ictus.
“Il cambiamento climatico e il prolungarsi del caldo torrido per oltre quattro mesi all’anno –
sottolinea De Nicola – rendono questo problema sempre più frequente. I calcoli renali – continua De
Nicola – si manifestano spesso con coliche improvvise e violente di intensità simile al dolore “da
parto”. Un dolore trafittivo, localizzato nella parte bassa della schiena, che può irradiarsi verso
l’inguine. Il paziente colpito è in genere agitato, in cerca di sollievo, a differenza di chi soffre di
lombosciatalgia che tende invece a restare immobile”.
La maggior parte dei calcoli (circa l’80-90%) è composta da ossalato o fosfato di calcio; più rari
quelli da acido urico, struvite o cistina. I calcoli inferiori al centimetro spesso vengono espulsi
spontaneamente con terapie farmacologiche, mentre i più grandi (oltre 1-2 cm) richiedono
litotrissia o, in rari casi, l’intervento chirurgico.
Per alleviare il dolore, oltre ad antidolorifici e/o antinfiammatori secondo consiglio medico, si
consiglia di applicare un panno caldo o fare un bagno per rilassare la muscolatura liscia e l’uretere,
favorendo così l’espulsione del calcolo (nel caso di calcoli piccoli).
Tre litri di acqua al giorno: è questa la dose raccomandata d’estate per chi soffre di calcolosi o
vuole prevenirla. Oltre all’acqua anche l’alimentazione aiuta l’idratazione: frutta, verdura, tisane e
l’uso (mirato) di citrato di potassio possono favorire un profilo urinario protettivo. Al contrario,
l’eccesso di carne rossa, spinaci, crusca e frutta secca può essere controproducente nelle persone
predisposte a sviluppare calcolosi renale.
Ridurre l’introito di calcio non previene i calcoli renali. “Non bisogna eliminare dalla dieta il calcio,
anzi: è fondamentale per le ossa. Il vero problema è la disidratazione, non il latte o i latticini” –
chiarisce il Presidente SIN, Luca De Nicola.
L’estate non solo aumenta il rischio di calcolosi ma anche quello di insufficienza renale acuta,
soprattutto negli anziani, che hanno una ridotta capacità di trattenere il sale- continua il
Presidente De Nicola. Necessario, pertanto, aumentare in questo periodo l’introito di sale se la
pressione arteriosa è normale (130/80 mmHg) e non è presente edema generalizzato da
scompenso cardiaco o cirrosi epatica scompensata.
Prendersi cura dei reni significa proteggere l’intero organismo e, in particolare, il cuore. La
Malattia Renale Cronica è oggi la prima malattia cronica nel mondo per incidenza. Eppure, dal momento che non dà sintomi fino agli stadi avanzati, solo il 10% dei pazienti è consapevole di
essere malato ed è quindi seguito da un nefrologo.
La SIN, in collaborazione con il Ministero della Salute, ha redatto un Percorso Preventivo
Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PPDTA), già inviato a tutte le Regioni, per migliorare la
presa in carico dei pazienti e prevenire complicanze, ma anche per aumentare consapevolezza e
prevenzione da parte della popolazione generale.
Contestualmente, è all’esame del Parlamento una proposta di legge per avviare screening
nazionali presso i Medici di Medicina Generale (MMG) nelle popolazioni a rischio, ossia diabetici,
ipertesi, obesi e cardiopatici. Il disegno di legge, a firma degli Onorevoli Mulè e Patriarca, è ora in
discussione in Parlamento.
Infine, è storica la dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) del 23 maggio
scorso che riconosce la Malattia Renale Cronica quale priorità di salute pubblica. Un traguardo di
enorme valore che consente di agire con più forza in partnership con le Istituzioni per la
prevenzione primaria e secondaria della MRC.