Italia in balìa della crisi climatica, allarme piogge abbondanti al sud e fiume Po ridotto a torrente In evidenza
- Scritto da Davide Lacangellera
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Il Meridione ha bacini traboccanti, al Nord invece i livelli dei laghi sono in costante diminuzione e le percentuali di riempimento sono in linea con quelle della stagione estiva.
AGIPRESS - Mentre il Sud è di nuovo in allarme per annunciate e copiose piogge, è l’immagine del “torrente” Po a caratterizzare il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche: ormai simile ad una fiumara, il cui alveo si riempie solo quando piove a monte, il più lungo corso d’acqua italiano sta registrando una parziale ripresa di portata in concomitanza con l’arrivo degli apporti idrici, dovuti alle precipitazioni registrate in Piemonte e Lombardia: così, se a Pontelagoscuro il livello dell’idrometro si alza, a Cremona il terreno torna a fendersi per l’aridità. Complessivamente la portata non raggiunge il 40% della media mensile. “Il caso del Po, dalla cui disponibilità idrica dipende molta parte della produzione agricola italiana, deve essere tempestivamente affrontato in una logica unitaria, prevenendo i rischi di ulteriori stagioni siccitose – indica Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – E’ chiaro che ci sono ancora i margini, perché le condizioni meteo risolvano la contingente situazione di sofferenza, ma è altrettanto palese che quella del fiume Po è una crisi, che si sta consolidando e per rispondere alla quale bisogna agire subito.”
Clamoroso è il confronto fra grandi invasi in questa Italia idricamente rovesciata; il Meridione ha bacini traboccanti, al Nord invece i livelli dei laghi sono in costante diminuzione e le percentuali di riempimento sono in linea con quelle della stagione estiva: il lago di Garda, cioè il più importante bacino italiano, tocca il minimo storico del 1985, mentre il lago Maggiore ci si avvicina e sembra destinato a superarlo entro breve, qualora le condizioni climatiche non dovessero mutare significativamente. La conseguenza è che stanti le attuali condizioni, i deflussi lacustri devono necessariamente ridursi con evidenti riflessi sulla rete idraulica del bacino padano. “E’ sempre più evidente la necessità di infrastrutture calmieratrici di eventi meteo estremizzati: dal Piano Laghetti al completamento degli schemi idrici, dalle casse di espansione all’ottimizzazione della distribuzione d’acqua – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI - L’Italia deve riprendere la regia del proprio destino idrologico, oggi in balia degli eventi, contrastando e mitigando le conseguenze di una crisi climatica, cui sta pagando un alto prezzo in termini economici, ma soprattutto di prospettive di vita.”
Il cambiamento del clima ha e avrà pesanti conseguenze sull'agricoltura. E proprio sulle ripercussioni del comparto vitienologico, a Trento martedì 6 dicembre, dalle 9 alle 13, presso la Sala Conferenze del Palazzo Ricerca e Conoscenza, si terrà un evento dal titolo “Scenari climatici per la viticoltura trentina: progettare le strategie di azione per un territorio montano”. Un vero e proprio un laboratorio di proposizione di istanze e ricerca di soluzioni dal confronto delle diverse parti interessate al problema: aziende, ricerca, pubblica amministrazione, associazioni; l’argomento di questo “appuntamento zero” per un Living Lab in formazione sarà orientato alle problematiche della coltivazione della vite e della produzione di vino in ambiente alpino e montano, e specificamente rivolto alla realtà trentina. AGIPRESS
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