Tassazione differente per tabacco riscaldato, per l'Erario l'onere è eccessivo
- Scritto da Davide Lacangellera
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Non ci sono evidenze che dimostrino di far meno male alla salute rispetto alla sigaretta tradizionale. E il minor gettito incrementale in termini di accise sarebbe pari a circa 44 milioni di euro.
(AGIPRESS) - ROMA - “La fiscalità del tabacco tra sostenibilità del gettito e cambiamento strutturale della domanda” è il titolo del webinar che il Centro Arcelli per gli Studi Monetari e Finanziari (CASMEF-Luiss) ha tenuto alla presenza di autorevoli esponenti del settore. Ad aprire i lavori Marco Vulpiani Head of the Valuation Services, Deloitte Italia con la presentazione dello studio “Il mercato dei prodotti del tabacco in Italia: scenari evolutivi e politiche fiscali” e Marco Spallone Professore Università 'G D'Annunzio' Chieti-Pescara e Coordinatore del CASMEF, Università Luiss con la presentazione dello studio “Le implicazioni di una tassazione differenziata sui prodotti del tabacco”.
Dato di fatto emerso è che cresce il prezzo del pacchetto ma calano le entrate per l’erario. A incidere sulle minori entrate fiscali è anche la migrazione dei fumatori dal prodotto sigaretta al trinciato o al tabacco riscaldato. L’attuale livello di tassazione sul tabacco riscaldato è quattro volte più basso rispetto a quello sulle sigarette tradizionali di prezzo medio. Nel 2015 il regime originario su questo prodotto del tabacco prevedeva un ampio sconto fiscale del 50% rispetto alla tassazione delle sigarette di prezzo medio, sulla base della possibile meno pericolosità rispetto alla sigaretta tradizionale. Ma recentemente è emerso che l’Istituto Superiore di Sanità ha negato la possibilità di descrivere come “meno rischioso” il consumo di tali prodotti. “In assenza di un riconosciuto beneficio per la salute pubblica, anche uno sconto fiscale del 50% potrebbe sembrare eccessivo” – spiegano gli esperti - e con la legge di Bilancio 2020 tale sconto è stato esteso al 75%". L’interrogativo emerso è dunque da un lato circa la convenienza di agevolare un settore che dal punto di vista della salute dei consumatori non dà garanzie superiori, dall’altro il fatto che l’agevolazione fiscale concessa appare sproporzionata. Da qui dunque le proposte avanzate di ridurre in modo drastico il gap tra la due tipologie di prodotti, facendo in modo che rientrino in una filiera controllata e verificata. Secondo i dati presentati, un aumento del consumo del tabacco riscaldato provoca delle perdite per l'erario consistenti; in particolare, per ogni punto di incremento del consumo del tabacco riscaldato, si osserva una diminuzione delle entrate erariali di circa 44 milioni. Da qui la la necessità di pensare a un riequilibrio di trattamento fiscale tra tabacco riscaldato e sigarette tradizionali. AGIPRESS
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