AMBIENTE – Coldiretti Toscana: "Confiniamo i lupi in aree protette"
- Scritto da Paolo Vannini
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Secondo l'associazione degli agricoltori in un anno sono almeno 700 le pecore attaccate e uccise. Tanti, in genere, i problemi degli ungulati all'allevamento e all'agricoltura
AGIPRESS – FIRENZE - In Toscana i lupi hanno ucciso almeno 700 pecore nel 2013, ma anche capre, puledri, vitelli e mucche al pascolo. E’ questa la stima di Coldiretti Toscana, secondo la quale la presenza di animali selvatici, dai lupi ai cinghiali, sta mettendo a rischio la presenza e il lavoro dell’uomo in molte aree della regione, dove il numero è ormai da tempo fuori controllo
I danni degli ugulati - Secondo le stime della Regione Toscana sono 350.000 gli ungulati presenti in Toscana tra cinghiali, caprioli, storni e mufloni che costano, in termini di danni, 1 milione e 700mila euro, per il 70% imputabili alle scorribande dei cinghiali che da soli rappresentano la metà della popolazione totale di ungulati. Una situazione insostenibile sfociata nelle ultime settimane, in particolare in alcune zone della Maremma, in azioni di “giustizia fai da te”, con l’abbattimento di almeno 8 esemplari di lupi esposti in piazze e strade in segno di protesta.
Aree protette per i lupi - Per Coldiretti si tratta di reazioni frutto di un’esasperazione e di una rabbia prolungata che alzano l’asticella e l’attenzione su quella che è un’emergenza su cui non si può più perdere altro tempo. “Confiniamo il lupo all’interno dei parchi e delle aree protette presenti nella nostra regione. Le aree off-limits sono il luogo adatto per tutelare e preservare la biodiversità, e così anche il lupo - propone Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana -. Potrebbe essere una soluzione logica ed efficace per rimettere in equilibrio un sistema di convivenze che oggi è impossibile e rappresenta un pericolo sia per le attività agricole, sia per la comunità. La situazione sta sfuggendo di mano; la tensione è altissima non solo in Maremma".
Allevamenti a rischio - La presenza di branchi di lupi sta scoraggiando in molte aree l’attività di allevamento mettendo a rischio anche il tradizionale trasferimento degli animali in alpeggio che, oltre ad essere una risorsa fondamentale per l’economia montana, rappresenta anche - sottolinea Coldiretti - un modo per valorizzare il territorio e le tradizioni culturali che lo caratterizzano. Con il ritorno del lupo il lavoro dei pastori è però notevolmente cambiato divenendo - continua Coldiretti - sempre più complesso e oneroso e stravolgendo le abitudini di una pratica storica. Negli ultimi anni si è infatti reso necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle da attacchi di lupi e cani randagi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono stati sufficienti per scongiurare il pericolo".
Agipress
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